Al Bano: un temporale di musica dopo la grandine

La piazza che canta e Al Bano che applaude, a ruoli invertiti; o lui che appare sul palco, l'immancabile Panama sul capo, e che fa: "Come va, come va?" (una spettatrice: "Ci sei tu, bello, adesso bene!"); che a fine serata firma autografi a chi lo ha ascoltato in piedi dietro alle transenne: generoso di sorrisi, pazienza, piacere.

Foto ricordo di una serata, quella di ieri, che ha scaldato il pubblico: almeno 800 spettatori. In tanti provenienti da fuori.

Visto con gli occhi del direttore artistico Massimo Cotto: “Un temporale di musica, dopo tanta grandine. La serata con Albano ha entusiasmato tutti, anche per la sua disponibilità a firmare autografi e fare foto con tutti, per un’ora; si è persino arrampicato su una finestra per stringere le mani a due signore. Mai un gesto di insofferenza, anche quando le richieste dei fan erano strambe ed eccessive. A tarda notte, dal Francese, era ancora lì che chiacchierava con tutti e mangiava un’improbabile pizza alla cipolla. Al di là dei gusti (musicali, non della pizza), credo che ogni giovane musicista dovrebbe imparare qualcosa da artisti come Albano, che potrebbe fregarsene tranquillamente, dopo cinquant’anni di carriera, eppure continua a divertirsi e a rispettare il pubblico”.

E’ stato un dialogo continuo dal palco alla piazza: Al Bano che racconta dei suoi inizi, emigrante a Milano con la musica in testa, poi che dice quello che la folla si aspetta (Romina), di come nascono le sue canzoni, che ha fatto anche l’attore, della consapevolezza che “si costruisce tutto attraverso la libertà”, parola che dà titolo a un suo brano e che gli dà lo spunto per ricordare Mikis Theodorakis. Attraverso le canzoni ricostruisce il suo percorso artistico e di vita (il successo, ma anche il dolore), fa domande, risponde alle sollecitazioni: il pubblico canta, batte le mani, balla con “Felicità”, ultimo brano in scaletta.

Sta in scena per quasi due ore: “Nel sole”, “Il ragazzo che sorride”, quella “Funiculì funiculà” che – racconta lui che c’è stato – i ragazzini cantano anche in Giappone, “E’ la mia vita”, il brano con cui si ripropone come solista nel 1996 sul palco dell’Ariston (cioè per dire: ho saputo ricominciare); e molti altri pezzi che i fans conoscono a memoria da quando erano ragazzini.
Al Bano ad Astimusica con piccole galanterie: lancia la giacca a una spettatrice infreddolita e, prima che si spengano le luci, saluta con tenerezza la fan di 92 anni che non è voluta mancare.

A quel punto il pubblico ha già riso e avuto la pelle d’oca: si alza in piedi quando il cantautore pugliese ricorda le ventisette vittime dell’incidente ferroviario sul binario unico tra Andria e Corato. Poi si alza nell’aria l’Ave Maria di Schubert e la commozione è immensa.
Immensa come l’orchestra che esegue “Va, pensiero” (applausi anche alle coriste), come “Volare” e il ricordo di Modugno, ed è la seconda volta che nella piazza di Astimusica si finisce nel blu dipinto di blu.