Welfare aziendale e sanità integrativa fondamentali nel nuovo stato sociale

FAB Fondo Assistenza e Benessere proposto tra i casi di studio Riforma del terzo settore, impresa sociale, welfare aziendale, sanità integrativa, valorizzazione  delle buone pratiche come metodo innovativo nell'azione della pubblica amministrazione.

Sono alcuni dei tasselli fondamentali nel processo di costruzione di nuovo welfare come risposta alle nuove esigenze della società.

Ne hanno discusso lunedì a Torino amministratori, imprenditori e protagonisti della vita pubblica in un convegno promosso da Anci Piemonte, FAB Fondo Assistenza e Benessere, EMA European Medical Association e Coordinamento delle Piccole Italie nella splendida cornice dell’Oratorio San Filippo Neri.

I lavori, aperti dalla Vice Sindaco di Torino Elide Tisi, sono stati conclusi dal Sottosegretario al Lavoro ed alle Politiche Sociali On. Luigi Bobba, che ha sottolineato la portata innovativa della riforma del terzo settore che, da galassia del volontariato, diventa adulto, apre spazi all’impresa sociale, crea le condizioni per generare fatturato e occupazione.

Da sottolineare, tra gli altri, l’intervento di Riccardo Monaco  in rappresentanza dell’Autorità di Gestione PON Governance e Capacità Istituzionale 14-20, innovativa agenzia governativa di recente creazione, che si è soffermato sulle cosiddette buone pratiche (best practises) come metodo e innovazione nell’azione pubblica italiana. L’obiettivo del programma PON Governance e Capacità Istituzionale 14-20 è, in sintesi, quello di individuare, attraverso un censimento, buone pratiche che siano in grado di cambiare in meglio la pubblica amministrazione e, quindi, di finanziarle. Questo per permettere di trasferirle da pubbliche amministrazioni che le hanno già sperimentate come vincenti ad altre che manifestino la necessità di implementarle. Una risposta fortemente innovativa rispetto alla consuetudine di intervenire laddove ci sono disfunzioni e sprechi solo con tagli, senza individuare in tempi rapidi criteri di interventi nuovi, rapidi e sicuri per dare risposte efficienti alla domanda di soluzione dei problemi.

Tra i casi di studio proposti al convegno, condotto da Andrea Cerrato, del Coordinamento Piccole Italie in rappresentanza del Comune di Asti, e da Enrico Martial, giornalista esperto di progettazione europea, l’esperienza di FAB Fondo Assistenza e Benessere.

Martina Guerra, Direttore Operativo di FAB, ha ripercorso brevemente le tappe del rapido sviluppo di un fondo socio sanitario che si caratterizza per efficienza e dinamismo, delineandone strategie di sviluppo e obiettivi.

“La storia di FAB – ha esordito Martina Guerra – è iniziata nel 2009 dalla volontà dei soci fondatori e di un gruppo di persone di dare risposte concrete alle richieste di soddisfare bisogni che venivano dai cittadini. Da allora siamo cresciuti, ci siamo strutturati internamente, dotandoci anche di figure professionali non richieste dalla nostra forma statutaria, quale ad esempio il responsabile compliance. Ma soprattutto – ha proseguito Guerra – sin da allora abbiamo posto i nostri soci, che oggi sono oltre 26mila, al centro, perché noi siamo una associazione che vive grazie ai soci».

«Soci – ha ancora evidenziato il Direttore Operativo di FAB – che arrivano a conoscere la nostra realtà grazie alla nostra presenza capillare su tutto il territorio piemontese resa possibile dal rapporto instaurato con il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti, socio aderente di FAB e che, attraverso i suoi sportelli (255 concentrati nelle Regioni del Nord Ovest) offre i nostri piani sanitari alla casalinga, al pensionato, al lavoratore pubblico e a quello autonomo».

FAB è un’associazione senza scopo di lucro che eroga servizi e prestazioni, cioè strumenti di sanità integrativa, ovvero prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria.

«Il successo degli strumenti di sanità integrativa – ha proseguito Martina Guerra – è la forza contrattuale della base degli assistiti: in sette anni abbiamo raggiunto la stabilità e adesso possiamo puntare ad una nuova fase di sviluppo».

Il cittadino è pronto, però, a recepire gli strumenti e i servizi di sanità integrativa? Ne conosce l’esistenza?

«Riteniamo di si – ha affermato Guerra – ma perché possa cogliere questa opportunità è necessario l’impegno sinergico e coordinato di tutti gli attori del territorio, a ogni livello: le amministrazioni comunali, le realtà con funzione sociale, le banche, le associazioni».

«È necessario dunque – ha ribadito la direttrice di FAB – un patto tra lo Stato centrale e le Regioni; è necessario creare un elemento di forte innovazione, è necessario stabilire da un lato i livelli essenziali assistenza e dall’altra i servizi che servono a cittadini al di fuori dei livelli essenziali di assistenza. Nell’ambito di questo scenario noi di cosa dobbiamo occuparci? Di servizi integrativi che diano risposte concrete e accessibili ai cittadini».

In sintesi questi gli ambiti di azione delineati:

1 – piani sanitari compositi e flessibili, andando anche a creare piani di welfare aziendale

2 – strumenti di medicina preventiva con la divulgazione della cultura del benessere e della salute attraverso percorsi di educazione e prevenzione

3 – tecnologia attraverso l’abitudine all’uso di device, vale a dire di strumenti tecnologici dotati di servizi di tele medicina, semplici, rivolti sia al giovane tecnologicamente evoluto sia all’anziano con necessità di supporto

4 – servizi di assistenza infermieristica domiciliare e non, per l’assistenza al cittadino, con  la valorizzazione della figura dell’infermiere che ha nella sua missione la presa in carico e l’assistenza alla persona.

Quindi la proposta. «Noi questa sfida la lanciamo, noi questa sfida ci sentiamo di poterla sostenere e supportare; proponiamo alla Regione e agli enti preposti, alle associazioni e a tutti gli attori del settore di fare squadra, di intervenire all’interno del nostro Comitato Tecnico Scientifico e di un gruppo di lavoro per la creazione di un impianto che diventi “buona pratica” della Regione. A cosa serve uno strumento come il nostro?

Serve a garantire la stabilità dei servizi.  Serve la base degli associati: dobbiamo crescere. Siamo condannati a dover crescere: abbiamo il vento a nostro favore, ma abbiamo bisogno di fare gruppo e ci proponiamo di lavorare su quello a cui anche lo Stato sta lavorando, vale a dire il patto  Stato – Regioni per la definizione dei LEA e creare strumenti che concorrono al sostenimento delle spese che oggi il cittadino deve sostenere in proprio, quello che viene definito out of pocket e che pertanto esca dall’ambito dei livelli garantiti dallo Stato».

Alberto Perfumo , Amministratore e socio fondatore di Eudaimon ha poi inquadrato il ruolo del welfare aziendale, constatando che sono tre i motivi che spingono una azienda ad adottare una politica di questo tipo. Il primo è quello legato alla convenienza: il trasferimento di risorse dall’impresa ai suoi dipendenti attraverso il welfare non rientra, infatti, nell’imponibile. Il secondo è quello legato ad un maggior engagement delle persone, che sentendo l’azienda maggiormente vicina ai propri bisogni saranno più motivati e produttivi nel proprio lavoro. Il terzo, infine, è quello legato alla promozione della propria reputazione sociale.

Altri contributi di approfondimento sono stati portati dal Vice Presidente dell’ANCI Roberto Pella che ha ricordato il progetto di candidatura del Monferrato a “European Community of sport 2017 ” come esempio di  buona pratica che coinvolge un’ampia rete di enti locali piccoli e medi, da Grazia Labate, Docente di Economia Sanitaria all’Università di York,  da Pietro Presti, che ha delineato l’attività pluriennale di una istituzione benemerita come la Fondazione Edo e Elvo Tempia, da Matteo Canato, che ha portato l’esperienza di Nova Coop, da Angelo Manenti, Segretario Generale di EMA che ha posto l’attenzione sulle prospettive europee in tema di salute e sul fenomeno del medical travel, da Monica Lo Cascio, che ha tracciato l’esperienza del Comune di Torino in merito alle politiche per la persona e la salute, e da Gianni Ferrero che ha proposto l’esempio dell’impegno di Cpd, Consulta  per le Persone in Difficoltà in vari ambiti, tra cui, in particolare quelli della mappatura della accessibilità delle strutture sanitarie in Piemonte e l’esperienza del progetto Turismabile, sviluppato a patire dal 2007 con la Regione Piemonte per rendere le strutture turistiche sempre più accessibili e inclusive.

 

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