Riempite la vita di vita. Così Don Ciotti agli studenti, perorando la causa di Cascina Graziella

Ieri, Palasanquirico ore 9.55: una grande ola ha scaldato il cuore e la mente degli studenti convocati da Libera, in collaborazione con gli Assessorati Istruzione, Politiche sociali e Sport, per questa giornata astigiana al respiro della legalità, vissuta, sperata, amata, travisata, purtroppo, anche uccisa.

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L’hanno raccontata gli studenti di tante scuole astigiane con canzoni, testi, letture, biografie, visualizzazioni, al ritmo del rap e persino del mambo. Degli Istituti Castigliano, Monti e Penna, delle primarie Anna Frank, Baussano, della media Jona, tutti a dire, un po’ da portavoce “Vogliamo creare ponti. Via da questo silenzio da questo tempo rubato”.

A salutare tutti, una “squadra di legalità” come l’ha definita Paolo Ponta prefetto vicario, con Il Questore Di Francesco, sui gradoni gli Assessori comunali Basso, Parodi e Vercelli, la consigliera delegata Barbara Baino della Provincia di Asti, tutti consapevoli però, come ha ricordato il Sindaco Fabrizio Brignolo. che “la cosa più importante è il tessuto di persone che con il loro comportamento quotidiano non girano la testa dall’altra parte”.

Gli esempi non mancano e sono risuonati tanti nomi, tutti illustri, molti anonimi se non alle cronache di nera, cui ci hanno abituato gli anni del malaffare diffuso, appena riassunto nei termini di mafia, ndrangheta, sacra (?) corona unita. Tante persone normali, feriali, donne, bambini, improvvidamente trovatisi eroi senza averlo chiesto.

In compagnia di questo non senso che è la violenza, cieca, brutale, spontanea nasce forte, persino “spaesata”, la reazione di chi “vuol vincere una battaglia” (perché) I ragazzi sono stanchi (ma) son pronti a vincere la sfida” (Jovanotti) e “se ti chiedono chi glielo ha fatto fare tu guarda il sole e guarda il mare, se non trovi la risposta che cercavi guarda gli occhi di tuo figlio e pensa al suo domani” (Dinastia)

Come a suggerire di “Insegnare la bellezza ai ragazzi perché in uomini e donne non si insinui la rassegnazione” (Peppino Impastato)

Poi è stata la volta, attesa e fidata, di don Ciotti, memoria e azione dell’Italia solidale, civica, generativa, in questi cinquant’anni (nel ‘66 nasceva il Gruppo Abele, poi Libera nel ’95 ) di segni, impegno, fatiche, volti, storie di “buon fine”. Tutti spesi politicamente alle soglie della politica, sulla strada, per i poveri, per gli ultimi. “Io sono una piccola cosa vi prego, piccola, piccola. Ho cominciato a diciassette anni, andavo a scuola per prendere un diploma come tanti fanno e ci fu un incontro con un “barbone” su una panchina di Torino, con tre cappotti addosso, che mi aveva incuriosito, perchè leggeva libri. Era un uomo disperato e io ero imbranato e mi ricordo che vincendo la mia timidezza gli ho chiesto scusi vuole che vada a prendere un caffè? Lui non risponde Vuole un tè? Testardo lui, testardo io siamo andati avanti 12 giorni, non mi rispondeva ma io non ho mai mollato. Quest’uomo mi cambierà la vita…”.

L’intesa con i ragazzi, anche i più giovani è immediata. Nell’appello “ai ragazzi meravigliosi di Asti” sono risuonate le parole nette, crude, che solo chi le può dire ha detto: “La vita chiede di impegnare la nostra libertà per liberare chi libero non è”…. “E’ il “noi” che vince, la forza degli onesti diventa la forza del cambiamento”… e poi il consiglio “se trovate qualcuno che dice di avere capito tutto, si atteggia a sapere tutto non dimenticate di salutarlo e cambiate strada”.

L’appuntamento con gli studenti ha preceduto l’incontro del pomeriggio a Moncalvo per rilanciare e portare a termine i lavori a Cascina Graziella bene confiscato alla mafia, su cui dopo dieci anni, don Ciotti è esplicito “C’è un sogno meraviglioso, un’associazione si è fatta avanti, questo vuole essere un luogo di pace per accogliere donne che sono nel bisogno, ma se non vengono fuori le risorse necessarie, perdiamo tutti, perché questo non è un bene di qualcuno ma è un bene di tutti”. Cascina Graziella luogo di pace, per andare incontro alla storia delle persone e far risuonare il valore dell’inclusione, “che è l’anima della democrazia di un Paese” per far sì che “la diversità non diventi mai avversità ma accoglienza e rispetto”.

Ascoltando tornavano alla mente gli studenti della mezz’ora precedente e i loro inviti narrati, cantati, messi su carta, a costruire ponti, ad abbattere muri e fili spinati e insieme le immagini di migranti, le fatiche, le storie le umiliazioni di questo dramma infinito.

”Avete fatto bene a ricordarci tutto questo, papa Francesco ha scritto “vinci l’indifferenza conquista la pace”, e poi ha aggiunto… “la pace è dono di Dio ma è opera degli uomini”.

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