L’assessore regionale Giorgio Ferrero ha presentato in Astiss il #PSR 2020

Il polo universitario di Asti ha ospitato, venerdì 4 dicembre, un seminario di presentazione del Piano di Sviluppo Rurale per la Regione Piemonte, documento di sviluppo economico per le province agricole, collinari e montane, approvato dalla Commissione europea il 27 ottobre scorso.

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Il PSR delinea le priorità per l’utilizzo di circa 1 miliardo di euro di finanziamento pubblico, disponibile per un periodo di sette anni, fino al 2020.

I lavori si sono aperti con i saluti del presidente del consorzio Astiss, Michele Maggiora e del sindaco Fabrizio Brignolo. A seguire i tre interventi di docenti universitari impegnati in progetti di formazione e ricerca presso il polo universitario: Vincenzo Gerbi sulla “vitenologia della collina astigiana”, Carlo Cerrato sulla “figura del maestro di territorio in area Unesco”, Enrico Ercole sul “master in sviluppo locale”.

A moderare il convegno il vice presidente di Uni Astiss, Piero Mora che in apertura ha sottolineato: “Il programma di sviluppo rurale presenta interessanti opportunità per il territorio. Come polo Uni Astiss riteniamo sia importante fare da collegamento tra l’attività del mondo accademico, le istituzioni, in questo caso la Regione e i Comuni, e gli imprenditori agricoli che sono parte rilevante dell’economia della nostra comunità. L’incontro odierno, come i due precedenti dedicati ai fondi europei, ha una finalità pratica di trasferimento della conoscenza e di condivisione delle informazioni: non solo corsi, lezioni, master ed alta formazione, ma anche focus tematici. Un “format” che intendiamo replicare nel 2016.”

Nel cuore del tema del convegno e per illustrare nel dettaglio il PSR della Regione Piemonte sono intervenuti l’assessore regionale Giorgio Ferrero con i collaboratori dell’assessorato Gualtiero Freiburger e Mario Perosino.

“Con l’approvazione definitiva del Programma di sviluppo rurale da parte della Commissione europea, si chiude un lavoro che ha coinvolto per oltre un anno gli uffici regionali, in forte rapporto con i funzionari della commissione di Bruxelles – ha detto Ferrero-. Questo ha permesso di recuperare un ritardo precedente e di varare un PSR che mette a disposizione fino al 2020 un miliardo e 90 milioni di euro tra fondi europei, fondi nazionali e regionali”.

“La Regione Piemonte concorre con 27 milioni all’anno, – ha proseguito – il doppio dei contributi messi a disposizione nel passato PSR. Si tratta di un finanziamento molto importante, non solo per l’agroalimentare, ma per l’intera regione. Rappresenta infatti un volano non solo per le imprese agricole e per i giovani agricoltori, ma per l’intero territorio. Stimiamo che ogni euro investito crei un indotto di circa 20 volte superiore, sia a monte che a valle delle imprese agricole”.

In questo senso il PSR rappresenta una grande boccata di ossigeno. Darà una grande opportunità alle imprese che vogliono ristrutturarsi e rilanciarsi, ai giovani che vogliono intraprendere la sfida di fare impresa, ai territori più svantaggiati e alle loro produzioni e più, in generale, all’ambiente, di cui quasi il 40% delle risorse é dedicato a questo, considerata una emergenza per l’intero pianeta.

La scorsa settimana il comitato di sorveglianza in una apposita riunione ha definito le priorità: “l’intenzione – hanno evidenziato i dirigenti regionali – è di pubblicare entro la fine dell’anno qualche bando sia sui giovani che sugli investimenti in agricoltura, i due settori che da più tempo attendono sostegno. Il nuovo PSR sarà importante per i comparti che hanno bisogno di rafforzarsi strutturalmente, con sinergie tra produttori e trasformatori e un nuovo rapporto con la grande distribuzione”.

Freiburger e Perosino nei loro interventi hanno illustrato il PSR il cui testo è pubblicato sul sito della Regione Piemonte, nelle pagine agricoltura. Particolare importanza in questo PSR viene data alla montagna e alle aree collinari marginali. L’intenzione è di creare vero sviluppo e finanziare progetti che contribuiscano a costituire nuove aziende e occupazione in aree sofferenti e in luoghi dove è necessario mantenere l’indispensabile presidio dell’uomo, del lavoro agricolo e della cura del territorio.

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