Regione in rosso: ci saranno rischi per la Sanità?

Nessun taglio alla Sanità dovrebbe arrivare in seguito alla quantificazione di un buco nei bilanci della Regione Piemonte fatto ieri dalla Corte dei Conti di Roma.

Questo almeno a grandi linee perché la Sanità ha una gestione separata che permette il reinvestimento di risorse proprie. Ma la situazione della Regione potrebbe essere potrebbe essere più delicata.

Secondo la Corte dei Conti, infatti, la Regione deve fare i conti con un disavanzo di 5,8 miliardi di euro. Un buco aggravato dal mancato intervento del Governo in materia, che avrebbe potuto mettere a bilancio ogni anno i soldi ricevuti dallo Stato anche tra le entrate, indicando però come spesa effettiva solo la quota da rimborsare in quell’esercizio.

In assenza del provvedimento governativo, il Piemonte dovrebbe pagare, per i prossimi sette anni, una rata di circa 800 milioni a copertura del debito, a fronte di una disponibilità di risorse di soli 400 milioni. Se invece questo fosse varato, la rata scenderebbe a ‘soli’ 230 milioni l’anno.

Quello che si teme, ora, è che per trovare i soldi della rata, si vada a sforbiciare nella Sanità, che è una spesa consistente per l’Ente. Asti infatti è già stata toccata lo scorso anno da un intervento che ha suscitato clamore, e ulteriori piani di intervento non sarebbero assolutamente indolori.

A tal proposito, la consigliere Angela Quaglia è intervenuta contro l’assessore regionale Saitta, che rispondeva al sindaco di Calosso: “Non crediamo più da molto tempo alle favole – scrive – Asti ha perso molte specialità ma alcune non sono state affatto recuperate a livello alessandrino: sono state eliminate e basta (vedasi, ad esempio, Dermatologia e Dietetica Nutrizionale). E non si venga a dire che l’abolizione di strutture complesse è ininfluente a livello di servizi per i cittadini: sanno tutti che non è così. Non convince inoltre la risposta circa l’ospedale della Valle Belbo. Lo stesso linguaggio usato dall’assessore fa prevedere tempi lunghissimi e una struttura che, lasciata morire nella sede attuale, non desterà più sorprese (e lagnanze) quando riaprirà in una nuova sede con servizi limitati e senza posti letto.”

Alessandro Franco