Biagio Riccio risponde a Flavio Doglione: ”Fare investimenti che servono, non che rendono (a pochi)”

Riceviamo e pubblichiamo la risposta di Biagio Riccio, presidente Confartigianato Asti, alla lettera di Flavio Doglione pubblicata ieri (clicca qui per prenderne visione).

“Caro Ing. Doglione
Va bene che siamo la provincia, ops scusate, il territorio che produce il miglior vino d’Italia, ma vedermi anche dove non ci sono, vista la mia mole, diventa perlomeno preoccupante.

Prima di tutto, non ero presente alla presentazione in comune e proprio perché è l’associazione che deve dare risposte, erano presenti il ns. direttore dott. Giansecondo Bossi, il presidente provinciale della categoria impiantisti/termotecnici, Dott. Fabio Bosticco anche vice presidente dell’Associazione che presiedo e sig. Ragazzon della omonima ditta impiantistica.

Al ritorno dal comune, sono stato informato di quanto esposto dai presenti e dalla loro esposizione emergeva che il nostro direttore aveva immediatamente sollevato perplessità, in quanto il teleriscaldamento ormai è antistorico soprattutto in considerazione di quanto lo stato aveva investito in detrazioni fiscali per passare alle caldaie a condensazione e all’obbligo di legge di ottemperare a determinati valori di inquinamento.

A ciò aggiungeva il danno economico della categoria, che dopo essere stata obbligata per legge a prendersi la responsabilità sugli impianti ed addirittura sui dati catastali, oltre che aver dovuto formarsi, sempre obbligatoriamente, ed attrezzarsi pesantemente sulle analisi dei fumi, vedevano vanificato il loro investimento economico e professionale da tale operazione.

Per questo motivo, fu chiesto di essere costantemente aggiornati ma da allora, più nulla mi è giunto e per tanto, quanto da me esposto, rappresenta la volontà dell’associazione e non certo la mia personale che peraltro, si sovrappone perfettamente a quanto espresso dai responsabili di categoria e direzione.

Aggiungo anche, che trattandosi di soldi pubblici e di siti pubblici, non ho capito, o meglio ho capito benissimo, tutto il giro di carte che passano dalla costituzione di una nuova società partecipata dal comune che però venderà (forse) le quote sul libero mercato la quale a sua volta non si sa che ne farà, ne tanto meno chi è “il futuro utilizzatore” che emerge nelle domanda in provincia, dove per altro, non giace il permesso dell’assessore regionale per l’insediamento nei pressi dell’ospedale.

La mia personale posizione politica, è che in un momento così drammatico per la nostra regione, non ci si concentri sul fatto che non un teleriscaldamento ma bensì un cogeneratore trivalente porterebbe un risparmio all’ospedale di Asti tra il 50 ed il 60% , riducendo i costi in maniera significativa riequilibrando i flussi finanziari e permettendo l’esistenza in vita di un ospedale innovativo e indispensabile per la popolazione locale ad un costo del 10% di quanto annunciato per l’opera proposta, per altro con un payback cortissimo, scongiurandone la chiusura, che a rate, si sta portando avanti.

Forse è ora che si torni a fare investimenti che servono, tralasciando quelli che rendono perché storicamente, hanno reso a pochi e sono stati pagati da troppi senza mai portare vantaggi.

Se ciò non dovesse corrispondere al vero, sarei lieto di conoscere quali opere di natura redditizia ad Asti sia stata tale, non so, come l’Enofila, il Movicentro, il Palazzo Alfieri, l’Atc, Il teatro comunale, i musei, l’Asp …. Ed in presenza di documenti che ne comprovano la resa, sarò il primo a porgere le scuse.”

Biagio Riccio