Giovanni Boccia: ”I leoni continuano a vincere contro i Cristiani”

Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Giovanni Boccia

“Egregio Direttore,
anch’io sono tra gli indignati per l’uccisione (alla modesta cifra di 50.000 dollari) del leone Cecil in Zimbawe. Eh sì, è successo proprio nel parco dello Zimbawe (ex Rhodesia), dove un dittatore criminale è al potere dal 1980 e che ha il divieto di mettere piede in Europa (trattasi del presidente novantenne Robert Mugabe).

Eh sì, il povero Cecil era di nazionalità proprio di quel Paese, classificato tra i Paesi più poveri del mondo e dove la popolazione uccide sì gli elefanti non per l’avorio ma … per mangiarseli (vista la fame). Quello Zimbawe che si appresta ad avere come futuro Presidente Grace Mugabe, giovane moglie di Robert, unica persona al mondo che è riuscita a laurearsi, con voti brillanti e “regolarmente” in pochi mesi anziché nei canonici 5 anni.

Ebbene, signor Direttore siamo in tanti a rattristarci per lo sterminio degli animali esotici ma pochi o nessuno oramai si indigna più di tanto per il genocidio in atto dei Cristiani. Lancio l’allarme, qui dal suo giornale, in quanto a breve dovremo parlare dei crimini di Boko Haram in Benin. Detto Paese, poverissimo, sconosciuto e pericolosamente confinante con la Nigeria sarà il prossimo “ boccone “ dei terroristi islamici.

Oggi ci sono (solo) 800 militari, impreparati, con armi vetuste, mal pagati e mal vestiti che dovranno fronteggiare l’avanzata dei terroristi dal nord del Benin che, ricordiamolo, è un Paese ultra Cristiano. Ebbene fra qualche settimana il mondo scoprirà il Benin in quanto è talmente povero e mal organizzato che sarà facile preda di Boko Haram e dei suoi crimini.
Ecco, signor Direttore, ma è mai possibile che il mondo si mobiliti per assicurare alla giustizia un imbecille dentista-bracconiere e nulla fa e nulla dice su un genocidio in atto e sul prossimo che verrà (di cui conosciamo data, luoghi e dettagli)? Ma è mai logico che un leone ucciso dia più pena di un essere umano sgozzato? Che tristezza.”

Giovanni Boccia