Paolo Conte regala con la sua musica agli astigiani il più bel ritratto di sé stessi

Paolo Conte, un nome, un evento.

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Asti aspettava con ansia l’abbraccio di quel suo figlio che più di ogni altro è riuscito a rappresentare con i suoi versi quel modo di pensare intimamente astigiano e l’appuntamento non ha tradito le aspettative.
Piazza Cattedrale era completamente gremita in ogni ordine di posti, e la serata afosa non ha scoraggiato anche le persone più anziane.
All’inizio del concerto sale sul palco il direttore artistico alias assessore alla cultura Massimo Cotto, una prima volta anche per lui.

Abbiamo la fortuna di ospitare un grande artista e un grande poeta – afferma, un po’ imbarazzato, dal momento che non ha mai parlato prima di un concerto, neanche per Patty Smith – gente come lui nasce ogni cento anni”.
Descrivere con le parole un concerto di Paolo Conte sarebbe impietoso, la sua poesia vincerebbe a tavolino ogni possibile disfida stilistica. Basti dire che il pubblico della sua Asti è rimasto incantato per due ore dalla genialità del maestro, che, sulla soglia degli ottanta anni e a vent’anni dal suo ultimo evento nella sua città, ha voluto dedicare ogni sua nota, ogni sua parola a quella che è stata la sua culla e la sua musa ispiratrice di tante canzoni.
Tutto questo è assolutamente evidente  nelle scelte della scaletta, da “Diavolo Rosso” a “Sima di Can da Paje”, canzoni che più di altre, nello sterminato repertorio di Conte ricalcano con chiarezza la nostra appartenenza, il nostro carattere, il nostro essere astigiani, timidi ma nello stesso tempo intimamente e intellettualmente liberi, come Conte è ed è stato.
Noi di provincia siamo così, le cose che mangiamo sono sostanziose come le cose e tra di noi diciamo” canta, ed è proprio così: nessuno, al concerto evento di ieri sera, può aver fatto meno di pensare di essere parte di un qualcosa di più grande, di una astigianità che è fatta di modi di pensare e di abitudini, di tic e di luoghi comuni, e che Conte ha avuto la genialità di sublimare ad Arte.
Asti Musica 20, (o 2.0, come preferite) inizia con il migliore degli auspici, con la benedizione di un grande vate della musica e della nostra città. Ascoltare e riascoltare le sue canzoni ci fa sperare che il nostro futuro non sia contrassegnato solo da disfattismi e polemiche sterili, ma anche da quella scintilla di luce e poesia che Conte è riuscito a cristallizzare nelle parole e che ci ha resi unici nel mondo.

Alessandro Franco

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