Delitto Fassi: ecco come si è arrivati alla scoperta dell’assassino

La notizia attesa da quel triste sabato 4 luglio, è finalmente arrivata: l'assassino di Maria Luisa Fassi è stato arrestato.

Dopo averlo comunicato agli organi di stampa i carabinieri di Asti hanno indetto una conferenza stampa per spiegare come si è arrivati all’arresto di Pasqualino Folletto, 46enne astigiano, magazzinere e custode presso una ditta di Asti, padre di tre figli. 

Ad accogliere i giornalisti il comandante provinciale dei Carabinieri di Asti Tenente Colonnello Fabio Federici, affiancato dal tenente Giampaolo Canu del Nucleo Operativo, dal comandante dei Ros Minnella e dal capitano Alberto degli Effetti comandante della Compagnia di Asti, che ha introdotto la conferenza per poi lasciare la parola al sostituto procuratore Luciano Tarditi che ha spiegato come si è arrivati alla difficile individuazione del responsabile, uomo incensurato e dalla vita sinora irreprensibile, ma gravato da pesanti problemi economici che l’hanno spinto a tentare la rapina poi degenerata nel terribile omicidio della tabaccaia.

Le indagini si sono sviluppate partendo dai pochi elementi indiziari e dalle tante testimonianze, supportate dal lavoro dei Ris e dai rilievi eseguiti all’interno della tabaccheria anche dalla Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Torino; a catturare l’attenzione degli inquirenti è stata un’auto ripresa dalla telecamere parcheggiata davanti alla tabaccheria alle 7,15 nel senso di marcia (verso la rotonda all’incrocio tra Corso Volta e strada Valmenera), e pochi minuti dopo, alle 7,42, vedere l’ombra della stessa auto ripartire ma dopo essere stata parcheggiata nel senso opposto in contro mano, rivolta verso Corso Casale ma sempre dal lato della tabaccheria per avere la portiera del lato guida vicina all’uscita del negozio.   

A confermare che quell’ombra era la stessa auto, una Renault Megane di color grigio, parcheggiata poco prima sono stati i rilievi effettuati da altre telecamere cittadine; nel verificare il possessore dell’auto oltre a scoprire che era del Folletto si è scoperto che il mezzo era stato già colpito da diversi fermi amministrativi per mancato pagamento di bollo e assicurazione, per cui è stato subito disposto il sequestro ed è stato verificato che l’auto era pulitissima e mancavano i tappetini anteriori (nella foto sotto il frame dell’auto)

Pasqualino Folletto è stato così convocato come testimone, in quanto presente nella zona la mattina del delitto, ma l’uomo avrebbe negato di essere stato sul posto; a quel punto gli sono state mostrate le immagini della sua auto e Folletto è crollato confessando e raccontando come era andata, vale a dire che era uscito da casa con l’intenzione di fare una rapina, motivo per cui aveva preso un coltello dalla sua cucina (fatto confermato dagli inquirenti che hanno verificato che non c’era), di aver aspettato l’apertura della tabaccheria e di essere entrato minacciando la tabaccaia intimandole di consegnargli i soldi, vedendoseli rifiutare l’uomo ha perso la testa e ha iniziato a colpire la povera Maria Luisa Fassi.

L’uomo ha poi rubato circa 800 euro dalla cassa ed è fuggito salendo subito in auto, motivo per cui nessuno poteva averlo notato sporco di sangue, e, dopo aver buttato il coltello (che i carabinieri stanno cercando in base alla descrizione del luogo fatta dal Folletto), sarebbe rientrato presso la sua ditta, dove c’è anche la sua abitazione; i vestiti e le scarpe sono stati bruciati proprio nella ditta.

In chiusura di conferenza stampa il Tenente Colonnello Fabio Federici, che ha avvisato personalmente la famiglia Fassi parlando con Piero, il padre di Maria Luisa e con il marito Valter, ha tenuto a precisare due cose: “Si è trattato di un caso isolato dovuto alla disperazione e non di microcriminalità; era nostro dovere morale dare giustizia alla memoria di Maria Luisa, alla sua famiglia, persone dalla vita irreprensibile su cui sono state fatte illazioni ingiustificate e offensive, ma anche dare un segnale alla città di Asti.” 

 

 

Luciano Baracco