Nelle 63 pagine della documentazione si spiega come l’uomo sarebbe pericoloso perché “a prescindere dall’individuazione puntuale di quello che può essere stato l’incipit che ha scatenato” l’omicidio, vi è stata “una aggressione di violenza inaudita, contro una donna indifesa, da parte di chi, più di ogni altro avrebbe dovuto offrirle garanzie di cura e protezione”.
Pur avendo negato l’atto premeditato il Tribunale sottolinea come “ciò che imprime decisiva gravità al fatto è l’avere ucciso la propria moglie, madre dei propri figli, deprivati con tale condotta della loro primaria figura genitoriale”.
L’aggravante della premeditazione viene esclusa perché, secondo le motivazioni, la sua è stata “un’azione impulsivamente rivolta verso la persona offesa, una reazione improvvisa e violenta piuttosto che un’ideazione criminosa rimasta ferma e irrevocabile da una sua pretesa pregressa insorgenza, di cui non v’è traccia”.