Lettere al direttore

Carlo Ventura: “Covid 19, alleggerire il Cardinal Massaia con una rete di strutture”

"Modello organizzativo potrebbe essere quello utilizzato contro la Tubercolosi: dispensari, preventori e sanatori"

Riceviamo e pubblichiamo.


Condivido e apprezzo la presa di posizione dei 2 giovani e vivaci Consiglieri comunali di Asti Michele Anselmo e Mauro Bosia, del Gruppo Unitisipuò, che sollecitano le autorità competenti, affinché si normalizzi al più presto la situazione del Cardinal Massaia.

Il quale ospedale risulta tuttora molto condizionato dall’emergenza Covid-19, a cui per altro ha complessivamente fatto fronte, nonostante tutto.
Per alleggerire la struttura ospedaliera in-primis, ma non di meno la stessa medicina di base, urge attrezzare sul territorio una rete di servizi e attività sanitarie finalizzate specificatamente a gestire il dopo-emergenza.

Come modello organizzativo si potrebbe fare riferimento a quanto esisteva in tutta Italia, fino a qualche decennio fa, per contrastare l’antico flagello della Tubercolosi (TBC). Ovvero le diramazioni operative periferiche del Consorzio Nazionale Antitubercolare, articolato sul territorio con servizi locali di prevenzione, diagnosi e controllo: i così detti Dispensari, dei quali è rimasto a testimonianza l’edificio in via Baroncini (corso Dante), attuale sede del Co.Ge.Sa.

Poi i Preventori, luoghi di soggiorno salutare sia al mare che in bassa montagna. Fino ai così detti Sanatori, luoghi di lungodegenza specializzati nella cura della TBC, disseminati in tutta la penisola: ad esempio in Piemonte a Pracatinat (val Chisone), in Liguria il Santa Tecla sulle alture di Genova, famosi anche i numerosi sanatori della Valtellina in Lombardia (Sondalo).

In ultima analisi si tratta di organizzare sul territorio veri e propri luoghi fisici extra-ospedalieri per svolgere un’attività sanitaria intermedia tra i medici di base e l’ospedale dove intanto alcuni reparti Covid-19 potrebbero presto essere ridimensionati in un’unica Sezione della Infettivologia e dove per prudenza va mantenuto un potenziamento consistente della Terapia intensiva.

Questa nuova organizzazione dovrebbe avere caratteristiche mono-specialistiche esclusivamente mirate al contenimento della pandemia, come l’osservazione epidemiologica, la gestione dei tamponi e dello screening di massa, l’isolamento/quarantena dei positivi, nonché dovrebbe articolarsi in strutture diversificate e modulari, per sperimentare ed erogare anche servizi rapidi, brevi e snelli, tipo alcune prestazioni a domicilio o i tamponi “drive in” (dentro l’auto).

Gli spazi non mancano: la nostra città abbonda di edifici dismessi adatti allo scopo e in un contesto simile viene spontaneo immaginare che, anche l’incompiuto ospedale della Valle Belbo potrebbe trovare utile e rapida collocazione. Augurandoci che ciò avvenga non per sempre, ma comunque per alcuni anni, benché in previsione di un vaccino risolutivo.

Carlo Ventura